Approfondimento sul tartufo
Cenni
storici -
Il tartufo è un tubero conosciuto fin dai tempi
più antichi: vi sono testimonianze del suo consumo a scopo
alimentare presso la dieta dei sumeri, che lo
utilizzavano mischiandolo a ceci, lenticchie e senape per farne
un piatto sostanzioso. Presso i greci veniva chiamato “Hydnon”
(da cui deriva il termine "idnologia", che identifica la
scienza che si occupa dei tartufi) oppure Idra. Gli antichi
romani lo chiamavano Tuber, dal verbo tumere
(gonfiare), i francesi “Truffe” e gli inglesi
col termine molto simile di “Truffle”.
Per molto tempo
nessuno riusciva a stabilirne l’origine, e il fungo si ammantò di
mistero, fino ad essere considerato un’escrescenza degenerativa
del terreno, e come tale cibo maledetto del diavolo
o delle streghe. Solo col trascorrere dei secoli il
tartufo acquisì quel ruolo elitario sulla tavola che riveste tutt’oggi.
Nel '700 il tartufo Piemontese era apprezzato presso tutte le
corti e la ricerca del tartufo costituiva un divertimento per
l’aristocrazia del tempo. Il tartufo
s’intreccia inoltre con i personaggi della storia del nostro
paese, come ad esempio alla figura di Camillo Benso, Conte
di Cavour, che prese l’abitudine di utilizzarlo alle cene
diplomatiche, mentre Gioacchino Rossini lo amava a tal
punto da definirlo "Il Mozart dei funghi".
Tra gli artisti
che apprezzarono il tartufo ricordiamo poi due figure eccentriche:
Lord Byron che ne teneva qualche esemplare sempre sulla
scrivania perché il profumo destasse la sua creatività, e lo
scrittore Alexandre Dumas, che definì il tartufo “Sancta
Santorum” della tavola.
Attualmente il
tartufo italiano più famoso è forse quello di Alba, battezzato
così da un ristoratore della città, che regalò, nel 1949, il
miglior esemplare di quell’anno alla famosa attrice Rita
Haywort, e da allora la sua fama si è sparsa in tutto il
mondo.
Caratteristiche botaniche ed organolettiche
- I tartufi si dividono in due famiglie principali: le
Tuberacee e le Terfeziacee.
Alla famiglia delle Tuberacee appartengono le specie
alimentari di tartufi più importanti.
In generale i tartufi sono funghi ipogei
(cioè che crescono sotto terra), ma possono anche affiorare dal
terreno. Vivono in simbiosi con querce, pioppi, noccioli,
salici, faggi ed anche conifere, diventando col tempo veri e
propri parassiti per queste piante.
Tartufo bianco |
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I tartufi sono ricchi di proteine di buona
qualità, di grassi, carboidrati, ma soprattutto di acqua
(tra il 75 ed il 90%) e di sali minerali, che assorbono dal
terreno attraverso le radici delle piante ospiti.
L’aspetto è a
tubero, costituito da due parti ben distinte: la massa carnosa,
detta "gleba", e una sorta di corteccia esterna, detta "peridio".
Interessante è sottolineare come le caratteristiche di
colorazione, sapore e profumo siano diverse a seconda del tipo di
pianta presso i quali il tartufo è andato sviluppandosi: tartufi
che crescono nei pressi della quercia hanno profumi più
pregnanti, quelli che si sviluppano vicino ai tigli sono più
chiari ed aromatici. La forma dipende invece
dall’opposizione presentata dal tipo di terreno in cui il fungo
cresce: se è soffice il tartufo si presenterà più liscio, se
invece è compatto, diventerà nodoso e bitorzoluto per la
difficoltà incontrata nello sviluppo.
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BIANCO |
NERO |
SCORZONE |
BIANCHETTO |
Gennaio |
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Febbraio |
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Marzo |
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Aprile |
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Maggio |
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Giugno |
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Luglio |
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Agosto |
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Settembre |
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Ottobre |
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Novembre |
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Dicembre |
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Disponibilità
dei vari tipi di tartufo presenti in Val Tiberina, durante l’arco
dell’anno.
I tartufi si
possono acquistare un po’ ovunque in Valtiberina, ma la
soddisfazione più grande è quella di gustarli dopo la fatica di
averli trovati personalmente. Per fare questo si può chiedere
l’aiuto e l’accompagnamento di un tartufaio esperto, come
sono in molti, tra gli abitanti di queste zone. Alzarsi all’alba,
seguire il tartufaio ed il suo cane nella ricerca, provare, se si
è fortunati, l’emozione della scoperta: sono esperienze uniche. I
tartufai accompagnano volentieri, dietro pagamento (circa 40 – 60
euro) gli appassionati della ricerca del tartufo, durante tutto
l’arco dell’anno (ad eccezione del mese di maggio, quando la
raccolta dei tartufi è proibita). E’ Obbligatoria la prenotazione.
La
“Strada del Tartufo” parte dalla Valtiberina Toscana e
attraversa Marche, Umbria ed Emilia Romagna. L’idea di un
itinerario che si snodi attraverso le vallate e le città
dell’Appennino Centrale caratterizzate dalla presenza di questo
pregiato tubero, nasce da un progetto che riunisce insieme i
territori delle 11 comunità montane afferenti al “Patto
Territoriale dell'Appennino Centrale”. La “Strada del
Tartufo” inizia a Sansepolcro e tocca i comuni di
Badia Tedalda ed Anghiari. Da
qui prosegue verso Monterchi per approdare nel
territorio umbro. Un secondo itinerario invece costeggia l'invaso
di Montedoglio, arriva a Caprese Michelangelo e Pieve
Santo Stefano, per poi dirigersi verso il Casentino e da
lì in Emilia Romagna. Percorrere la “Strada del Tartufo” è uno dei tanti
modi per conoscere il territorio della Valtiberina, scoprendone
tradizioni, prodotti tipici, tracce di storia e di artigianato
locale. Grazie alla presenza di numerose aziende agricole,
agriturismi e ristoranti è possibile acquistare questo prezioso
tubero oppure gustarlo in numerosi piatti tipici, durante tutto
l'arco dell’anno.

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