TABACCO KENTUCKY DELLA VALTIBERINA TOSCANA

 

DA UN SEME AD UNA CULTURA

Nel 1574 il Cardinale Niccolò Tornabuoni inviò alcuni semi di tabacco, originario dell’America Centrale, al nipote Alfonso Tornabuoni, vescovo di Sansepolcro. All’inizio la pianta fu usata a scopo medico e per far polvere da fi uto e trinciati da pipa, ma ben presto si sviluppò come coltura regina in tutta la valle, distinguendosi per l’eccellente qualità. Le prime coltivazioni di una certa entità risalgono ai primi del 1600, nella vicina Repubblica di Cospaia (1440-1826). Una volta cessata l’esistenza della Repubblica che divenne poi parte del territorio di Sansepolcro, nel 1867 dopo l’Unità d’Italia, a tal Comune venne concessa la coltivazione per 1.000.000 di piante di tabacco. In seguito, nel 1868, la stessa concessione venne estesa anche ai limitrofi Comuni di Anghiari e Monterchi. Tanta fu la produzione e la diffusione che nel 1869 venne aperto un magazzino per la raccolta del tabacco nell’ex convento degli Osservanti a Sansepolcro e, nel 1896, questo divenne la sede dell’Agenzia di Coltivazione dei Tabacchi. Nei primi del 1900 il kentucky era coltivato in tutta la Valtiberina Toscana, come unica varietà di tabacco presente. Questo tipo di tabacco veniva essiccato a fuoco diretto con legna di querce, per cui furono costruiti essiccatoi dai proprietari terrieri, quelli che ancora oggi caratterizzano il territorio. In un passato certo lontano ma non dimenticato, sulle produzioni di tabacco vigevano regole ferree: se si produceva meno tabacco del previsto veniva fatta una multa di 50 o 60 lire a foglia, se invece ne veniva consegnato di più, una maggiorazione di 10- 15 lire, di conseguenza molti coltivatori erano costretti a contrabbandare, per far quadrare i bilanci familiari, o per meglio dire, per poter avere il pane sulla tavola ogni giorno. I “confratelli” contrabbandieri provenienti da Chitignano portavano polvere da sparo in abbondanza da scambiare con il tabacco dei coltivatori valtiberini: le vie ed i viottoli percorsi dai contrabbandieri andavano da Anghiari al Ponte alla Piera, attraversando i Monti Rognosi.

 

I NUMERI DEL KENTUCKY L’Italia è il maggior produttore di tabacco a livello europeo, ed è quasi esclusivo per la varietà kentucky. In Toscana (secondo Istat, Indagine SPA 2005) il tabacco viene coltivato su una superficie di 2761 ettari, per la maggior parte nelle zone della Val di Chiana e della Valtiberina. Il kentucky è stato riconosciuto prodotto agroalimentare tradizionale della Toscana ed è stato inserito nel relativo elenco regionale (Taverniti F). Oggi in Valtiberina Toscana si produce l’80% a livello nazionale per ciò che riguarda la foglia di tabacco utilizzata per la fascia del Sigaro Toscano, ossia la parte esterna, costituita dalla foglia intera, elastica di un marrone uniforme e vivace. In questo comprensorio si concentrano circa 200 aziende per oltre 500 ettari di terreni coltivati per una produzione annua di circa 12 mila quintali (APROTAB, 2007). Il tabacco kentucky prodotto in Valtiberina è al primo posto per quanto riguarda l’attività pre-manifatturiera della Toscana. Percentuali delle produzioni di tabacco per ogni Comune interessato (Dato ATIC, APROTAB, AGRICOPER, ARPT, 2007).

 

CARATTERISTICHE COLTURALI E FASI DI LAVORO

L’elevata qualità del kentucky è dovuta e legata a fattori sia pedo-climatici che geografi ci e di disponibilità idrica; per questo la Valtiberina Toscana è la zona nettamente vocata per questo tipo di coltura.

IMPOLLINAZIONE

Dai fiori della pianta è tolta la corolla per far uscire il pistillo, su cui viene poi posto il polline di un’altra varietà da cui si ottiene il seme ibrido di tabacco.

SEMENZAIO

Preparazione del semenzaio in febbraio; dopo circa 30 giorni nascono le piantine che sono trapiantate a maggio. Una volta questa operazione veniva fatta a mano da squadre di operaie tramite il cavicchio, con cui conficcavano le piantine nel terreno in file regolari (circa 10.000 piantine/ha).

RACCOLTA

La raccolta avviene interamente a mano, tra agosto e settembre inoltrato. Da ogni pianta si raccolgono circa 10-12 foglie scelte tra le migliori; queste sono portate nell’essiccatoio, locale in muratura per la cura del tabacco, dove sono infilzate su spaghi che sono poi fissati a pertiche in legno, appoggiate all’impalcatura dell’essiccatoio.

CURA

Ingiallimento e Ammarronamento

ll kentucky è essiccato a fuoco diretto con legna di querce; negli essiccatoi moderni è stata introdotta “la Fornace”, dove il fuoco è sotto il livello del pavimento e il calore arriva attraverso condutture d’aria calda. Dopo 20 giorni le foglie diventano marroni, acquisendo forte aroma e giusto grado di umidità che è fondamentale in quanto se è bassa le foglie rischiano di lacerarsi, se invece è alta c’è il rischio della formazione di muffe dopo la cernita. Le foglie sono scelte una ad una, divise per classi: fascia (scura e chiara), ricavo, fascia e fascetta (scura e chiara), ripieno pesante, ripieno leggero e trinciati. Le foglie vengono riunite in mazzi ed allestite in scatoloni di cartone identificati esternamente secondo la categoria di cernita.

 

DAL KENTUCKY AL SIGARO TOSCANO

Racconta Cristoforo Colombo nel suo diario di bordo che quando sbarcò in America incontrò degli indigeni “che inalavano fumo di foglie arrotolate e accese”. Il tabacco sbarcò in Europa circa cinquanta anni dopo la scoperta del Nuovo Continente. Pare che le prime coltivazioni di tabacco in Italia si siano sviluppate nel Granducato di Toscana, verso la fi ne del sec. XVI, ma la grande e più pregiata quantità continuò ad essere per lungo tempo, quella di importazione che arrivava sigillata in botti di legno. La tradizione vuole che il sigaro Toscano sia nato per caso a Firenze, verso la fine del ‘700, quando una partita di tabacco Kentucky, rimasta all’aperto, fu investita da piogge violente che inzupparono e di seguito sommersero le botti dove il tabacco era stipato. Lasciate all’acqua e al sole le foglie di tabacco Kentucky fermentarono, presero un cattivo odore e si pensò di gettarle via. Qualcuno però provò a farle asciugare e ad arrotolarle per farci dei sigari da vendere a basso prezzo. Quei sigari, di seguito denominati ”stortignaccoli”, andarono a ruba e segnarono la nascita del favoloso sigaro Toscano. Nel 1818, sotto la guida di Ferdinando III, fu inaugurata a Firenze la prima fabbrica di sigari chiamata “Manifattura di Sant’Orsola”, o Centrale, e la cui attività durò per circa 130 anni fino al trasferimento nella nuova fabbrica “Tabacchi di Cava dei Tirreni”, inaugurata alla fine del 1940. Attualmente il Sigaro Toscano viene ancora prodotto a Lucca, indiscutibilmente la capitale italiana del sigaro Toscano, ed a Cava dei Tirreni. Nel luglio 2006 il marchio del Sigaro Toscano, così come le strutture e le manifatture per fabbricarlo, immobili compresi, sono stati acquistati dal gruppo italiano Maccaferri (proprietario dell’intera catena degli zuccherifici Eridania) che ha comprato l’intera filiera dalla British American Tobacco, a sua volta acquistata dall’Ente Tabacchi Italiani (ETI) dopo la fi ne dei Monopoli di Stato.

 

 

...E NON SOLO: USI ALTERNATIVI DEL TABACCO

E’ singolare ricordare come, nel corso degli anni, l’importanza di questo prodotto agricolo si sia ulteriormente sviluppata nei settori più disparati, come quello dolciarioculinario, dove la creatività degli esperti ha dato i suoi quantomeno originali risultati. ...dal cioccolato al tabacco e gelato al gusto di Sigaro Toscano, ai salumi aromatizzati al tabacco ai formaggi stagionati con foglie di tabacco...In ambito farmaceutico, si sono mossi i primi passi verso studi assolutamente interessanti; il tabacco, a livello di letteratura, ha una lunga storia come coltura di successo per la produzione di numerose molecole complesse di diversa origine (Plant Molecular Farming) ed è quindi uno dei candidati principali per la produzione commerciale di alcune tipologie di farmaci. Antibiotici: essendo maschio sterile, con la varietà kentucky, si può gestire l’impollinazione con varietà di interesse portanti caratteri di miglioramento genetico e si può considerare come valida candidata per la produzione di molecole ricombinanti ad azione terapeutica (Pisani M., 2006). Foglia: da queste si ricava elastina, proteina del tessuto connettivo umano, utilizzabile nella chirurgia ricostruttiva dei tessuti, nella produzione di plastiche ecologiche e nella produzione di enzimi utili nella cura di malattie rare.

 

Per le foto storiche si ringrazia la “Fondazione per il Museo Storico e Scientifi co del Tabacco” - S. Giustino Umbro (PG)

 

 

PERCORSO DIDATTICO SUL TABACCO KENTUCKY

(attualmente in fase di collaudo finale)