CARNE CHIANINA

 

ORIGINI ED EVOLUZIONE DELLA RAZZA CHIANINA

E’ una delle più importanti ed antiche razze bovine d’Italia. Conosciuta ed apprezzata fin dall’antichità: Etruschi e Romani usavano animali dal candido manto nei cortei trionfali o per i loro sacrifici agli déi (Marchi, 1906). Tra le righe degli scritti di Columella e Virgilio, si legge come al loro tempo le carni erano destinate alla tavola di pochi privilegiati, in quanto il loro primo utilizzo era legato al lavoro nei campi, per trainare l’aratro o per spostare grossi massi, comunque sia per lavoro di fatica che risultavano essere particolarmente adatti per questo tipo di animale. In numerosi scavi effettuati in Umbria e Toscana sono venuti alla luce vasi, cornicioni, monete raffiguranti bovini o teste di bovini molto somiglianti ai Chianini specialmente per quanto concerne la testa leggera e brachicefala con corna piccole. Il “toro italico”, rame monetario del Lazio databile intorno ai primi anni del IV secolo a.C., presenta proprio le caratteristiche di un Chianino (Giuliani, 1954). In seguito al dominio romano, l’allevamento si estese dall’Arno al Clitunno, le cui limpide acque, dice la leggenda, rendevano candido il mantello di questi animali. Con il Cristianesimo, i buoi bianchi persero la loro funzione sacrificale, e venne meno anche la pratica dell’allevamento. Si verificò così il ritorno allo stato brado degli animali, che causò la scomparsa dei caratteri gentili a vantaggio della rusticità. Nell’‘800, vista la grande mole che rendeva la Chianina alquanto adatta al lavoro, divenne indispensabile collaboratrice dell’agricoltore: così in questo periodo la dote più apprezzata era l’attitudine al lavoro, tanto che i buoi venivano usati per il lavoro dei campi e per il traino di carri e calessi. La produzione di carne era quindi poco considerata, in quanto, già con il lavoro, gli animali ripagavano l’agricoltore dei costi sostenuti per il loro mantenimento.

In un secondo tempo la selezione fu orientata ad un maggiore equilibrio fra attitudine al lavoro e produzione di carne. Scomparve l’allevamento brado a favore di quello stallino, a cui si abbinò un’alimentazione migliore; il manto andò via via schiarendo fino ad acquistare il suo vantato candore. (Tratto da “ La Valle dei Giganti” op.c) Dal 1900 si iniziò una selezione morfofunzionale, la quale portò la razza Chianina ad essere ammirata ovunque per le sue qualità e caratteristiche; era una delle poche razze rimaste pure e, poiché aveva forti potenzialità produttive, si cercò con essa di migliorare le altre razze bovine di altre regioni. Questi bovini si diffusero soprattutto nella

Toscana, nell’Umbria, in parte delle Marche e del Lazio, in quanto anche qui vi era una larga conduzione di terreni a mezzadria e perché proprio per tradizione vi erano dei bravi allevatori. Negli anni ‘60, con il grande sviluppo della meccanizzazione agricola, la funzione di animale da lavoro diminuì drasticamente, così da favorire essenzialmente la produzione di carne.

Negli anni ’90, in particolare, la crisi del settore zootecnico, ha comportato il tradizionale allevamento in stalla a stabulazione fissa antieconomico, per cui si è reso necessario il recupero di quei caratteri di rusticità ed attitudine al pascolo, utili per l’allevamento brado e semibrado; oggi si cerca di migliorare la velocità di accrescimento e lo sviluppo delle masse muscolari, al fi ne di ridurre il costo di produzione del chilogrammo di carne.

 

LA RICERCA DELLA QUALITA’

Lo scopo della selezione e del miglioramento genetico, articolati sulla base della genealogia, sono sempre stati il punto fermo egli studi per il mantenimento della purezza della razza Chianina e quindi delle sue indiscusse qualità morfofunzionali. Nel 1966 si costituì l’Associazione Nazionale Allevatori Bovini Italiani da Carne (A.N.A.B.I.C.) che mantiene il Libro genealogico della razza Chianina con la vigilanza del Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali.

Attualmente l’indirizzo selettivo mira alla scelta dei capi che garantiscono una migliore distribuzione delle masse muscolari con incremento dei tagli più pregiati. A tal proposito sta lavorando il “Centro per la selezione di manze chianine al pascolo” a Ponte Presale (Sestino - Arezzo), attuando una selezione dei maschi bovini in base alla capacità di accrescimento, muscolosità e resa alla macellazione

 

CHIANINA E VALTIBERINA: UN LEGAME NEI SECOLI

E’ storicamente accertato che i bovini di razza chianina sono allevati nella Valtiberina da 2200 anni, complici indiscusse le ampie superfici a pascolo che consentono l’alpeggio. A dimostrazione dell’importanza della razza bovina in Valtiberina Toscana, l’ultimo fine settimana di settembre, ogni anno a Ponte Presale, viene organizzata la Rassegna della Chianina; nata come fiera del bestiame si è evoluta fino ad oggi divenendo una Mostra Nazionale di tutto rispetto. Organizzata da APAA e ANABIC, alla Mostra sono esposti i bovini chianini iscritti al Libro Genealogico Nazionale; al suo interno si svolge sia una gara dove viene premiato il miglior esemplare bovino presente, ed un’asta, dove le bestie di miglior pregio sono oggetto di compravendita da parte degli allevatori presenti. Intorno all’allevamento della chianina gravita la fetta maggiore dell’economia di piccoli Comuni come Sestino o Badia Tedalda che hanno fatto della Chianina uno dei simboli più importanti della propria terra; Sestino rientra tra l’altro, nell’elenco dei paesi che fanno parte dell’Associazione “Città della Chianina”, dimostrando come la passione per un lavoro tanto antico come è quello dell’allevatore, sia senza dubbio una ricchezza collettiva, che dà un valore aggiunto alle bellezze della terra Valtiberina.

 

COME SI ALLEVA UNA CHIANINA IN VALTIBERINA

I bovini restano in stalla da metà ottobre a metà maggio, dopo di che, in modo assolutamente graduale, così da abituare l’animale alla “nuova” vita allo stato brado, si lasciano pascolare all’aperto per il resto dell’anno nelle zone di alta collina. Gli animali vengono allattati naturalmente

dalle madri fino al momento dello svezzamento e successivamente la base alimentare consiste in una miscela di mangimi provenienti dalle stesse coltivazioni degli allevatori concimati tramite materiale organico recuperato in loco; orzo, mais, vena, favino, soia che, una volta raccolti, sono posti in ambienti ampi, ben areati in modo tale da evitare la formazione di muffe che potrebbero compromettere la qualità dell’alimento; l’ingrasso avviene nell’ambito della realtà di ogni singola azienda. Il bestiame destinato alla produzione delle carni viene ispezionato prima della macellazione da esperti appositamente addestrati dal Consorzio Produttori Carne Bovina Pregiata delle Razze Italiane, che si occupa della tutela e diffusione dei marchi. Nell’ambito di aziende medio piccole, come quelle della Valtiberina, a conduzione familiare, questo è un aspetto fondamentale, in quanto lo scopo primario è la garanzia di una carne di ottima qualità in cui devono rimanere inalterate le caratteristiche nutrizionali della carne. Questo è ciò che viene offerto costantemente al consumatore, per quanto i costi per allevare in modo serio un solo esemplare di Chianina, coprirebbero tranquillamente le spese per l’ingrasso di ben due bestie di altra razza, la filosofi a che vige ferrea tra gli allevatori di carne chianina della Valtiberina, è sempre e comunque legata alla ricerca attenta e scrupolosa della qualità. L’indirizzo zootecnico adottato da tempo nel comprensorio, è risultato il punto di forza del sistema agricolo, in due aspetti fondamentali: adeguata crescita del reddito in ambienti rurali difficili e, salvaguardia di un’area ad alto valore ambientale e paesaggistico. Alla luce di questo il livello organizzativo va mantenuto e possibilmente potenziato, sia migliorando la commercializzazione che la capacità produttiva dei soggetti, di entrambi i sessi, da cui si ricavano carni da esemplari tra i 18 ed i 22 mesi. In Valtiberina è concentrato oltre il 50% dell’allevamento di razza chianina della Provincia di Arezzo; le attività zootecniche sono ritenute le più qualificate sotto un profilo economico, motivo per cui vanno valorizzate e garantite; la creazione di marchi provinciali di provenienza e qualità, come5R”, I.G.P, “Vitellone Bianco dell’Appennino”, marchio DOC, sono dunque di primaria importanza per il progredire perpetuo dello sviluppo agricolo ed economico del territorio. L’IGP rappresenta l’unico marchio di qualità per le carni bovine fresche approvato dalla Comunità Europea per l’Italia. I bovini utilizzati per la produzione delle carni devono rispondere a condizioni e requisiti stabiliti dal Disciplinare approvato secondo le norme previste dal regolamento CE 2081/92. Il bestiame deve essere nato in Italia in allevamenti iscritti al Libro Genealogico Nazionale al fi ne di consentire la verifica della razza.

 

QUALITA’ DELLA CARNE

Il vitellone possiede la carne più succulenta, nutriente e fortificante e la sua carne migliore si riconosce dal colore rosso vivo, dalla grana fi ne, consistente, contemporaneamente soda ed elastica al tocco, dalle piccole infiltrazioni di grasso (bianche o leggermente biancastre) che solcano la massa muscolare e dallo spessore esteriore del grasso, di colore bianco o giallo chiaro, che ricopre la superficie del dorso e dei lombi. Queste sono qualità che derivano dalla razza dell’animale e dal regime alimentare durante il periodo di ingrassamento. Per quanto riguarda il contenuto in grassi, la carne ne contiene in media il 3%, variando da un minino dello 0.5 % ad un massimo del 7%. Importante pregio della carne è il suo contenuto in ferro, in forma perfettamente assorbibile dall’organismo. La presenza dei lipidi totali non supera mai il 2,5% pure a pesi intorno agli 850 kg (Poli B. M. et al., 1994a). Le carni di Chianina hanno messo in evidenza, nella componente lipidica, la bassa incidenza di acidi grassi saturi che, nell’intervallo tra 16 e 24 mesi, raggiunge solo il 44-45%. Risultano invece elevate, anche ad età avanzate, le quantità degli acidi grassi linoleico ed arachidonico, preziosi dal punto di vista nutrizionale. Il rapporto trigliceridi/ fosfolipidi risulta relativamente costante e basso per tutte le età studiate così come il livello in colesterolo (Poli B. M. et al, 1994).

 

 

 

PERCORSO DIDATTICO SULLA CARNE CHIANINA

(attualmente in fase di collaudo finale)